Il PALIO di Cava Manara.
Il vecchio abitato di Cava Manara era posto ad una estremità dell'altopiano lomellino,
questa terrazza possedeva un'appendice che si spingeva ancora più innanzi e poi degradava
verso nord-est. Il dislivello di circa sedici metri di media permetteva di spaziare a giro
d'orizzonte sulla campagna sottostante. Qui i Marchesi Olevano
fecero costruire una villa. Il complesso della villa e dell'unita chiesa parrocchiale
rappresentava un punto di riferimento a largo raggio. La vecchia strada per Pavia, infatti,
giungeva da nord-est quasi in linea retta con S.Martino, passando da Villa Felice, lungo quello
che oggi è il tratto iniziale del viale della stazione. Al viaggiatore, giunto all'altezza
di Villa Felice, che si trovava su un dosso, appariva il colpo d'occhio, in cima alla costiera,
della grande villa e del suo giardino, unita in un tutt'uno con la bella chiesa parrocchiale,
le dipendenze ed il corpo di fabbrica senza soluzione di continuità che rappresentava la porta
d'ingresso dell'abitato. La facciata era volta verso il paese e dalla piazza si accedeva alla
villa scavalcando con un ponticello ad arco la sottostante via del Fornone. Edificata nella
seconda metà del settecento da Umberto I Marchese degli Olevano, feudatario di Cava, già nel 1850
cessò di essere residenza signorile, passò ai Sozzani di Tromello ed ai Marangone ed infine alla
Curia Vescovile di Vigevano che la destinò dal 1875 al 1892 a sede di villeggiatura estiva per i
seminaristi. Il comune, a cui era stata offerta ancora intatta con il bel giardino, per una cifra
modica, perse l'occasione per entrarne in possesso.
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