Premessa
Più volte nei precedenti capitoli abbiamo fatto menzione degli Olevano e delle loro
benemerenze verso la Cava. Ora dobbiamo parlarne di proposito, perché con le vicende di quella illustre famiglia, sono direttamente collegati i più interessanti avvenimenti civili
e religiosi del nostro paese. Non è necessario avere una profonda cultura storica per sapere come Carlo Magno introdusse il sisterna feudale che durò per aiquanti secoli, e si
sovrappose da per tutto alle preesistenti istituzioni civili, politiche e militari. In questo sistema i sovrani distribuivano le terre dei paesi da essi conquistati e delegavano i loro
poteri a quelli che avevano resi ad essi importanti servigi, specialmente ai guerrieri; i quali in contraccambio, si obbligavano non solo di servire il loro Signore con, fedeltà come gli
altri sudditi, ma prestavano un atto speciale di personale sottomissione con giuramento e con una solenne cerimonia detta omaggio. Le terre così distribuite si chiamavano feudi,
e feudatarii i loro proprietari che nella medesima esercitavano la giurisdizione civile e giudiziaria. Ora gli Olevano furono appunto i feudatarii del territorio della Cava
e dei limitrofi paesi.
Il capostipite
La loro discendenza è antichissima quanto quella di Casa Savoia: risale al mille. E come di quella fu capostipite Umberto Biancamano, così di questa fu
capostipite Uberto Olevano. Questi pei suoi buoni servigi resi alla causa dell’Imperatore, ebbe da Federico Barbarossa in feudo per se e
pei suoi discendenti, molte terre della Lomellina. Ne parla anche il Robolini a pag. 141 e 200 del vol. III, Presso la biblioteca della R. Università di Pavia,
in una vecchia opera intitolata: «Optimatum Ticinensium Oenealogia» Tom. III, trovasi il seguente memoriale che riproduciamo integralmente nelle parti principali,
traducendolo dal latino in cui è scritto:
1700: Giorno 17 Agosto, verso sera.
« Si presenta I’I. C. D. Baldassare Olevano il quale ad ogni buon fine ed effetto ecc. e a mostrare 1’antica nobiltà ed esistenza e prerogative dei suoi maggiori e antecessori
dichiara di aver posseduto e possedere egli convenuto le qualità regolari, in conformità agli statuti ed ordinamenti predetti ecc. ecc.
1164: Primo transunto od esemplare del privilegio concesso da Federico Imperatore dei Romani, al Signor Uberto Olevano, ascendente del nominato postulante, dato a Parma
nell’anno della divina incarnazione mille cento sessanta quattro, nel quale si leggono fra le altre queste parole, cioè: Nel nome della santa ed individua Trinità, Noi Federico
per la clemenza divina Imperatore Augusto dei Romani ecc. nell’anno 12 del nostro Regno, e 10 dell’Impero per la nostra consueta grazia ad Uberto Olevano, per la sua preclara
ed onesta servitù prestata, confermiamo l’investitura... dei luoghi di Mortara, S. Giorgio, Olevano, Cergnago, ecc. ecc.
1647: 27 Agosto. Istrumento di acquisto fatto dal signor Paolo Alessandro Olevano dall’imperatore Romano, del feudo di Torre dei Torti.
1650: 21 settembre. Istrumento di possesso del feudo della Cava, di San Fedele ecc. ecc. dato al nominato C. D. Paolo Alessandro Olevano. In questo istrumento si legge che
Gerolamo Olevano fu padre del nominato dottore Paolo Alessandro Olevano nobile della città di Pavia.
Certo non dobbiamo ritenere che in quei tempi fossero solo gli Olevano o ben pochi, i feudatari dei dintorni. Dice il Vidari (frammenti cronistorici dell’Agro Ticinese,
vol. III) che secondo la relazione ultima delle ducali entrate straordinarie nello stato di Milano di D. Giuseppe Benaglia, al principio del secolo XVIII nell’agro Ticinese erano
circa cinquanta feudatarii tra i quali il marchese Gerolamo Olevano, di Cava, con Travedo e S. Fedele Siccomario ecc.
Lo Stemma
Lo stemma degli Olevano, come vedesi scolpito in marmo o dipinto in varii luoghi, e anche qui nel nostro paese sul muro di facciata del palazzo posto
di fronte alla Chiesa, lassù in alto sull’archivolto del portone centrale, e anche sui due pilastri che si trovano a sinistra del locale del Municipio, e altrove, consiste
in un blasone su sfondo celeste con una pianta d’olivo a tre radici e cinque rami sul fusto, dei quali i quattro laterali portano cinque foglie ciascuno e quello di mezzo tre
(23 foglie in tutto) e sopra vi è una corona marchionale ai lati della quale sono un leone reggente una spada col motto: Du bien faire ne te repentes point (del ben fare non
ti pentir mai) e una colomba con la scritta Pax, su due cimieri, uno disegnato di fronte e l’altro di profilo, coi pennacchi cascanti ai lati dello scudo.
Albero genealogico
Una copia dell’albero genealogico è conservata nell’Archivio della Chiesa parrocchiale su grande foglio tracciato a mano, scritto in latino, con le varie
annotazioni riguardo ai matrimoni etc. Essa è perfettamente conforme a quello che ci venne di recente donato nel 1917 dalla Marchesa Carolina Olevano ved. del Conte Guido
Ratti Mentone, di Cherasco. Per la storia lo riproduciamo nel suo schema. In linea retta o ramo principale: Da Uberto I capostipite nasce Uberto II: da Uberto Il nascee Pietro
Simone: da Pietro Simone nasce Filippino:da Filippino nascono Antonio, Pietro Simone e Gaspare: da Antonio nascono Giacomo, Filippone, Elena e Zenone: da Giacomo nascono
Bartolomeo I, Antoniusca, Antonino, Catterina e Giovanni: da Bartolomeo I, nascono Bartolomeo II ed Agostino: da Bartolomeo II nascono Giovanpietro, Gerolamo, G. Nicola e Francesca:
da Giovanpietro nascono Bartolomeo III, Giuseppe, Agostino e Francesco Bernardino: da Bartolomeo III nascono Gerolamo I, Giovanbattista, Lodovico, Clemenza, Paola, Clara, Camilla:
da Gerolamo I: nascono Paolo Alessandro, Giovanpietro, Giulio Cesare, Francesco Bernardino, Francesco Felice e Oberto, da Paolo Alessandro nascono Bartolomeo IV, Pietro, Annibale.
Gerolamo, Giuseppe, Paolo, Camillo, Lodovico: da Bartolomeo IV nascono Gerolamo II, Prudenzia e Giulio Cesare: da Gerolamo II nasce Gerolamo III, e da questi nascono Uberto III, Ziverio
e Laura Teresa, andata sposa al conte Pio Mezzabarba nel 1746. Di Uberto III, (e siamo alla metà del 1700) l’albero genealogico ci dice che era gran feudatario dei luoghi
della Cava, Zinasco, Torre dei Torti, Sairano, Carbonara, consigliere aulico di S. M. I. R, A., che eresse dalle fondamenta la Chiesa di Cava, il grandioso palazzo settecentesco per la sua famiglia, ed altri edifici, e
che nel 1748 sposo in prime nozze la Marchesa Donna Francesca Botta-Adorno, ed in seconde nozze nel 1759 la Marchesa Donna Maria Orsola Confalonieri, dalla cui famiglia poi accettò
anche il cognome in aggiunta al proprio, e prese a chiamarsi Olevano-Confalonieri. Da Uberto III nascono Bartolomeo V, Alessandro, che morì giovane, Francesco Zaverio che nel
1785 sposò la Marchesa Donna Giulia Bellingeri-Provera, e Maria Teresa passata sposa nel 1779 al marchese Conte Malaspina della Porta. Da Bartolomeo V, morto nel 1819, nasce Gaetano I,
patrizio pavese, unico erede delle due famiglie, che sposò nel 1798 Donna Eleonora Villa dei conti Pusterla di Milano, e morì in Cava il 16 febbraio 1844, e fu deposto nel sepolcreto
di famiglia, nello scurolo della nostra chiesa, accanto al loculo del defunto suo genitore. Da Gaetano I nacquero Uberto IV, Gerolamo, morto celibe a Torino, Maria, che andò sposa
nel 1823 al nob. Colonnello Cav. Giuliano Ratti di Cherasco, domiciliato in Alessandria, e Francesca, sposatasi nel 1826 al Prof. Michele Buccellati di Broni, e con Uberto IV
la genealogia degli Olevano in linea retta finisce.
I rami secondari o cadetti sono i seguenti:
1. Da Filippone nascono Zenone I e Michele: da Zenone nascono Paolo I e Gaspare: da Paolo I nasce Simone II: da questi nascono Carlo II e Fabrizio: da Paolo II nasce
Gerolamo, e da questi nascono Giovanni ed Anna Margherita. In altra linea da Michele nasce altro Michele e da questi nasce Pierino.
2. Da Antoniusca nascono Giacomo, Pietro Simone ed Agostino: da Giacomo nasce P. Francesco: da P. Francesco nascono Antonio, Barbara, Cesare, Giacomo e Brianza Candida, e da Antonio nascono P. Francesco e Carlo.
3. Da Gerolamo nasce Giacomo: da Giacomo nascono Gerolamo e Giovanbattista, e da Gerolamo nascono Giandomenico Annibale e Oberto.
4.Da Giovanbattista nascono Bartolomeo, Calidonia Clementina,Carlo, Silverio e Stefano: da Bartolomeo nascono Caterina, Annibale e Bianca.
5. Da Pietro nasce Giuseppe e da Annibale nascono Clara Baldassare, Luigi e Vittoria, che si fa monaca del SS. Sacramento.
Fin qui la linea collaterale principale, non tenuto conto di altre più lontane, le quali tutte poi terminano con Uberto IV, ultimo discendente del ramo primogeniturale. Questi
infatti, alcuni anni dopo la morte del padre, venduta la proprietà che già doveva essersi assottigliata per le divisioni ereditarie, si allontanò definitivamente da que1la Cava
che sino ad allora era stata la prediletta di sua famiglia. E così il vecchio tronco, l’annosa oliva speciosa in campis si essicò e i rami lasciarono cadere tutte le
loro foglie. Il tempo, che tutto travolge e sorpassa, pose fine anche alla patriarcale famiglia la quale per mancanza di eredi diretti si disperde e si confonde con le altre....(1)
Ma intanto Cava perdè in essa il suo più valido sostegno e l’ornamento più bello! E qui ci sia consentita una amichevole osservazione. Non pare anche a voi, o lettori, che meglio
si sarebbe obbedito al sentimento di riconoscenza verso l’insigne famiglia, se, allorquando negli anni avanti il Consiglio Comunale deliberò di dare i nomi nuovi alle vie del paese,
si fosse scelta la piazza o la contrada migliore, non ultima la via Giulia, la così detta via del fornone (per il forno pubblico che ivi era) per tramandare ne ai posteri la grata memoria.
Forse non vi si badò! Ma torniamo all’argomento.
Testimonianze
A comprendere e testimoniare quanto fosse gloriosa questa famiglia e per feudo e per fatti d’arme e per cariche, valgano i seguenti cenni storici che
troviamo nelle vecchie carte dei nostri Archivi e che non possiamo resistere alla tentazione di pubblicare integralmente. Uberto Olevano fu sempre presso Federico
Imperatore il quale se ne prevalse in molte segnalate imprese così di armi come di consiglio, confermandogli antichissimi privilegi di sua casa, del Castello o Territorio
d’Olevano, Mortara, S. Giorgio, Campalestro, Cergnago, S. Alessandro, S. Martino, Reventino ecc., e la facoltà d’estrarre canali d’acqua da qualunque fiume, la caccia riservata
nei suddetti territori, e come più ampiamente si legge nell’autentico Privilegio sotto l’anno 1164. L’anno 42 del suo imperio fu sempre don Uberto delegato con altri dallo stesso Imperatore
a porre in possesso della Sardegna Barizone Giudice et Signore dell’Alborea. Un altro Uberto Olevano fu Podestà e consule della Signoria di Genova, dalla quale fu fatto Capitano
dei suoi eserciti; e sedata ch’ebbe ogni rissa civile fu mandato a nome dell’imperatore a ricuperare il regno di Napoli, l’isola di Sici1ia, ed altre isole circonvicine, et in un
anno ricuperò quasi tutto il Reame suddetto e lo soggiogò all’Imperio: pose in Gaeta per suo Luogotenente Bertramo Salimbene et in Genova Dragone da Gambolò, suoi gentiluomini ticinesi.
Antonio Olevano l’anno 1421 sotto Sigismondo Imperatore fu capitano d’uomini d’arme, grado in tal tempo concesso se non ad uomini di singolare valore: fu governatore d’Alessandria,
edificò il Castello d’Olevano distrutto da Facino Cane, come capo della frazione ghibellina.
Giovanni Pietro Olevano fu uomo di gran riputazione nella sua città di Pavia.
Bartolomeo Olevano seguì l’arte della guerra quarant’anni continui dove fece onoratissime imprese, fu Capitano, Colonnello maestro di Campo, Governatore di Novara ed altre segnalate
fortezze, quale militante al servizio del Nostro monarca Carlo V. et del Re Filippo Nostro Signore, fece in Piemonte l’espugnazione di Ceva ed Mondovì, di S. Giorgio in Canaveto, della
Rotta di Carignano, della difesa di Cairasco; si segnalò nella famosa giornata di Siena, eletto al soccorso mandatovi da Lombardia, quale dal marchese di Malignano generale dell’impresa,
s’acquistò la lode di valore, di persona di consiglio. Posto nel presidio di Mortara da se medesimo fece fortificare a forma campale con lo fiore dell’esercito di Spagna, scacciò
i francesi oltre il Po, ed era venuto formidabile a’ nemici. Ma la pace che seguiva l’anno 1558, interruppe li suoi disegni; andò a nome della Cattolica maestà
in Piemonte a restituire le fortezze e munizioni di guerra al Duca Emanuele Filiberto di Savoia, fu mandato con tre mila fanti a ricuperare il Finale, et a Genova a favore dei
Nobili a sedare li tumulti della plebe, che ben tosto nei suddetti luoghi fece conoscere il suo valore. Passando altre imprese segnalate si d’Ongheria come in altri luoghi,
visse onoratamente, e morì cattolicamente nel Castel d’Olevano, da lui riformato, l’anno 1584, e 72 dell’età sua.
Fabrizio Olevano fu Cavaliere di S. Giovanni l’anno 1572, morì Commendatore di Melfi e Signore d’Acquaviva, lasciando i suoi doloratissimi per
la ragionevole speranza che della sua grandezza potevano avere.
Giovanni Battista 0levano figlio del suddetto Bartolomeo si nei maneggi pubblici, come in altri cavallereschi e nella cognizione delle buone lettere e fecondità d’ingegno
si dimostrò figlio di si gran padre.
Gerolamo Olevano figlio del detto Giovanni Battista, ed altri di questa, nobilissima ed antichissima Casa, come il Sig. Pietro Francesco Olevano et il Sig. Uberto secondo
Olevano, i quali si sono mostrati emuli di quelli antichi eroi, e si sono fatti conoscere per compitissimi cavalieri, colmi di belle doti dell’animo loro.
Don Bartolomeo Olevano Regio Ducal Senatore di Milano, figlio di Paolo Alessandro che fu figlio di Gerolamo figlio di Bartolomeo Capitario....
A questo punto si arresta il vecchio manoscritto che ci fu guida in tali ricerche. E noi, lasciando questo, poniamo mano ad altri.
Il motto della Famiglia
Dai vari istrumenti di nascita, di matrimonio, di dote ecc. che abbiamo esaminato in archivio, ma che trascuriamo per amore di brevità, traspira l’ordine, la
grandezza, la nobiltà, la magnificenza della casa, che vive quasi all’ombra di una pace soave, santa e patriarcale.
Du bien faire... era il motto dell’impresa, e del ben fare punto non si pentì, e nel ben fare sempre visse e si perfezionò la casa degli Olevano. Lo dicono la magnificenza
e la munificenza con la quale gli illustri marchesi frazionavano e distribuivano i loro beni fra i fedeli terrazzani a titolo di livello, e le Chiese da loro fondate e provvedute,
la nostra specialmente, i benefici e i legati sparsi qua e la ad Olevano, a S. Giorgio, a Cergnago, a Roventino, a Pavia.... E quante infelici famiglie sorrette, quanti poveri
pezzenti sfamati, quanti miseri malati circondati di cure e di conforto, quante oneste fanciulle regalate di dote e di danaro, quante lagrime terse, quanti dolori leniti,
quante piaghe sanate!
I Beni
Abbiamo sott’occhio un grosso volume: l’istrumento di consegna ed inventario di tutte le sostanze, beni ecc. ritrovati nell’eredità della fu S. E. il signor marchese Don
Uberto Olevano, fatta dal pubblico ingegnere Sig. Carlo Giuseppe Maggi, quale curatore ed amministratore eletto e confermato dal nobile ed Ill.mo Sig. marchese Don Bartolomeo Olevano,
figlio primogenito e coerede della prefata Sua Ecc. In esso inventario troviamo notizie della massima importanza al riguardo nostro. Così dallo spoglio che abbiamo fatto del citato
inventario, nel quale, oltre ai beni mobili ed immobili posseduti in Cava, sono pure descritti gli altri beni che gli Olevano avevano a Pavia, (dove tenevano la loro abituale
residenza nella casa ancora oggi chiamata il palazzo Olevano), a Sommo, Montescano, Olevano, Sairano, Sabbione, S. Martino, Torre dei Torti, Torre dei Cani e in altri luoghi, rileviamo
anzi tutto, che diversi beni del tenimento di Cava consistenti in aratorii, vigne, prati, con caseggiati da fittabile e pigionanti, erano in tutto di pertiche 1500. Dopo quanto
si e detto non sembrerà inopportuno che si faccia qui un cenno del grandioso palazzo in cui si svolse la vita di questi nostri insigni benefattori.
E per questo ci approfittiamo
della descrizione che di detto palazzo e sue adiacenze ci venne lasciata nel succitato inventario. II palazzo di abitazione costruito dal sig. Marchese testatore (il Marchese Uberto) con
il giardino, cortile, scuderia, annessi e connessi, sorge accanto alla chiesa e gli fanno coerenza: a levante strada tendente alla Torre dei Cani, (in via Gerrecchiozzo) a mezzogiorno
diversi beni patrimoniali dividui mediante muro di cinta, con sua ragione, a ponente piazza al di la della strada Giulia (fornone), cornpresa quella parte che fa prospetto
al detto palazzo, a tramontana in parte la Chiesa parrocchiale e piazzale avanti la medesima, ed in parte la strada regia tendente alla città di Pavia, e oltre alla quale strada si
ritrova un picciol braccio di fabbrica di spettanza dello stesso palazzo primogeniale e del quale si comunica alla corte del fittabile generale del tenimento della Cava.
Più un fabbricato che serve per le carceri ed abitazione del Barigello, a cui sono coerenti a levante la porzione della su descritta piazza pertinente alla primogenitura
e ove esiste sopra piedestallo la statua di S. Gaetano con quattro puttini di bronzo (che in seguito furono tolti), a mezzogiorno beni patrimoniali dividui, a ponente e
a tramontana altro corpo di case tramediante viale, serviente di prospetto al detto palazzo e che mette alla vigna grande(2).
Più la casa che serve di abitazione al sig. Potestà di detto luogo, a cui fanno coerenza a levante ponente e tramontana caseggiati di ragione dividua, ed a
mezzogiorno la piazza avanti la suddetta chiesa parrocchiale di Cava, mediante strada regia tendente a Pavia. E diremo che in aggiunta al giuspatronato sui beni di cui si
è parlato, competeva inoltre alla detta Primogenitura di Cava il diritto di nominare il Parroco della Cava con tutte sue ragioni, al quale dal Primogenito in più si corrispondono
ogni anno L. 15 imperiali per un piccolo orto stato del fu Sig. Marchese Uberto Olevano incorporato nella fabbrica del palazzo di Cava e suoi annessi.
Dappertutto adunque sono
le vestigia di questi munifici Signori nella chiesa, nella piazza, nei palazzi, nelle vie, chiuse dalle tre porte con gli stemmi della Signoria, nei campi, in ogni luogo. I Marchesi
passarono, si sono dispersi; la pianta e già vissuta fin troppo a lungo, quale a pochissime fu dato di vivere. Anche le piante secolari lasciano cadere ad una ad una le loro foglie,
e muoiono coi tempi......
Sappiamo come il 21 Novembre 1850 certo Sozzani Ambrogio o Pietro del fu Siro Antonio, nativo di Borgo S. Siro e residente al cascinale Roventino
nel Comune di Tromello, succedesse, per istrumento di compera, nelle proprietà Olevano; come al Sozzani succedesse il Cav. Andrea Marangone, e a questi il compianto nostro Vescovo
Mons. Pietro Giuseppe De-Gaudenzi che acquistò il palazzo per farne una villeggiatura pei chierici; come al Vescovo succedesse la Ditta Michelini Pedemonte e C. che mutò la villa
in una fabbrica di saponeria, sfrondandola così di tutta la sua severa bellezza; come alla Ditta M. e P., fallita, succedesse un’altra Ditta anonima di stearineria, la quale,
per cause che allo scopo nostro non importa di qui riferire, venduto in parte il materiale e in parte trasportatolo in un’altra propria fabbrica, cedette il fabbricato in affitto
al Governo che l’adibì ad uso caserma, ponendovi tosto un distaccamento militare. E come infine lo scorso anno (correva l'anno 1923) sia passato in proprietà della Ditta Conti e
Vinelli che lo adibisce al presente per uso magazzeni militari.