... i mestieri
Cava Manara |
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'l Lavandér
Le lavandaie del Ticino, quelle gagliarde e rubizze popolane nassü a tàch a scàgn e che a tàch
a scàgn i vòran murì, (nate vicino alla tavola inclinata, presso la quale vogliono morire), che da generazione
in generazione si tramandano il masté (azienda), costituiscono a Pavia un peculiare tipo di industria
artigiana, ed infatti in Borgo Ticino, rilevare una lavanderia significa proprio: tö sü l mesté.
Altre lavandaie vi sono a Pavia, quelle del Naviglio e quelle che lavano sulla riva dei fossi o entro canali artificiali
appositamente costruiti o entro vasche, ma il loro sistema di lavoro è ben diverso da quello delle borghigiane. Queste
lavorano stando in piedi con le gambe immerse nel fiume se d'estate, oppure coi piedi appoggiati sul
banchin
(sgabello a forma di cassa aperta da un lato, con una sponda alta sul davanti ed un posto per il sapone), sistemato
alla meglio sopra delle pietre sul pendio della riva stessa se d'inverno. Gli indumenti da lavare vengono disposti
sopra la tavola inclinata (scàgn) appoggiata a sua volta mediante quattro sostegni sulla riva scoscesa
del fiume. Le altre invece, specialmente quelle del naviglio, sono provviste di una tavola di solito con due sole gambe
e che da una parte appoggia sulla sponda del canale. Sopra una estremità di questa tavola si inginocchiano e sulla
parte rimasta libera e che sovrasta l'acqua, lavano gli indumenti. D'inverno le lavandaie di professione si portano
sulla riva un fornello portatile (fugòn) in tutto uguale a quello dei caldarrostai con una caldaietta
sempre piena di acqua calda; ciò serve per riscaldare ogni tanto le mani e per tener caldi i capi di biancheria fine
affinchè si puliscano meglio e perchè non gelino durante il lavoro. Estate e inverno queste artigiane portano la caplina,
enorme cappello di paglia col quale si riparano dai raggi del sole, dalla nebbia, dalla pioggia, dalla neve, e dal freddo,
e quando la temperatura rigidissima lo esige, sotto il cappellone avvolgono la testa ed una parte del volto col fasulàt ad làna.
Il lavoro settimanale si inizia alla domenica col ritiro della biancheria dai post (clienti); al lunedì
questa viene bagnata, vale a dire messa a macero e leggermente insaponata, dopo di che si procede al bucato verO e proprio.
Ogni lavandaia che si rispetti ha la propria cà da bügà (camera del bucato) con tanto di fornella provvista
di enorme caldaia di rame e di mastelli grandissimi entro i quali viene distesa a strati la biancheria (insabrà).
Quando l'alsìa (lisciva) è pronta, vale a dire l'acqua nella quale si è messo a bollire la cenere o la
pulvar (soda e potassa caustica) del bucato è preparata, servendosi di una secchia la si fa passare
sopra la biancheria (da sü la caldéra) alla sommità della quale sarà stata stesa a guisa di filtro una grossa
tela, lasciando la stessa acqua calda per un po' di tempo a riempire il mastello. Togliendo una spina, ad un certo momento
si vuota il mastello stesso del liquido contenuto che sarà oramai quasi freddo e che passerà in una apposita fossa
(büsa) scavata nel pavimento. Questo liquido viene chiamato dasmöì e servirà per lavare la
lingeria di colore. Segue l'operazione del togliere dal mastello la biancheria (dassabrà) e finalmente il
lavaggio vero e proprio che dovrebbe corrispondere ad una risciacquatura (rsentà). Sapone e spazzola,
maniche rimboccate e gonna rialzata (ingalsà), braccia sode e muscoli potenti, la lavandera lava e risciacqua
fino a tanto che l'acqua scenda dal banco pulitissima, mettendo mano mano i capi puliti in un invöì (involto)
entro il quale avvolgerà l fagòt pronto per essere steso al sole. Asciugare la biancheria è per una lavandaia
un punto d'onore e, fino a pochi anni or sono nessuna degna di tal nome avrebbe riportato ai clienti l fagòt ad pagn bagnà.
Nella normalità servono le cordate stabili (curdà) occupanti intieri prati, e quando per effetto della piena
il fiume straripa allagando i prati stessi, servono alla bisogna gli argini circonvicini e tutte le alture disponibili
mediante cordate provvisorie che si tendono di volta in volta. D'inverno, quando non si può stendere all'aperto per
mancanza di sole o per il gelo che ridurrebbe i capi di biancheria come altrettanti merluzzi, le lavandaie dispongono
dla stiva (stufa, camera molto riscaldata), la quale produce in poche ore lo stesso effetto di una lunga
esposizione all'aria. Ma ad accelerare l'asciugarsi della biancheria serve anche l'uso del tòrc (idroestrattore
centrifugo), il quale per effetto della grandissima velocità con cui gira fa uscire l'acqua ancora contenuta in modo che
i capi ne riescono anche più puliti. Al mercoledì o al giovedì al massimo tutto è pronto pàr purtà via i pàgn e
cioè per la consegna a domicilio, della roba pulita, il che può avvenire anche fuori comune. Se gli involti sono molti
vengono caricati sul carretto o sopra una carriola, ma non è raro il caso di vedere lavandaie giovani o anche anziane
portanti sopra il capo, (senza neanche il bisogno di servirsi delle mani per mantenerli in equilibrio), dei carichi
veramente enormi che neanche un uomo robusto saprebbe portare. Queste sono le simpatiche lavandaie, di lingua altrettanto
sciolta che di mano, sempre pronte a ricambiare il complimento od il motto faceto; ma caustiche e drastiche assai verso
coloro che si credessero autorizzati a oltrepassare lo scherzo di buona creanza o che si permettessero di criticare la
loro abilità professionale. Ragazze nate dal popolo, e fra il popolo cresciute portano le stimmate dell'energia e della
disinvoltura, accoppiate alla coscienza della propria indipendenza e della propria prestanza fisica. Male incorrerebbe a
colui o a coloro che navigando con propulsore ad elica nelle vicinanze di queste lavoratrici dovesse produrre nel fiume
ondate od increspamenti di acqua tali da disturbare il regolare funzionamento del loro lavoro.) Gli improperi più impensati,
unitamente agli insulti più atroci li raggiungerebbero con rapidità fulminea, e qualora il malcapitato dimostrasse
velleità di reazione verrebbe accolto da un coro simultaneo di imprecazioni tali da consigliarlo a mutare parere. Sotto
la apparente scorza di rudezza la giovane lavandera nasconde uno spirito gentile ed un animo innamorato, che non hanno
mancato anche di ispirare la musa popolare.
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