... filastrocche Cava Manara |
Una delle più comuni filastrocche con le quali si intrattengono i bambini, tenendoli seduti in grembo ed accarezzando loro il palmo della mano, è la seguente: Manin manèi e qui si batte un leggero colpo sulla mano aperta. Indè ca t' s' è ndat Intanto che si pronunciano queste ultime parole si vellica la mano al bambino che, per il solletico che ne risente, quasi sempre finisce col ridere. Quest'altra si recita ai bambini cercando di far loro scegliere fra le due mani chiuse a pugno, quella che contiene un determinato oggetto: Pin Pin cavalin Se il bambino sceglie la mano contenente l'oggetto, il giuoco è riuscito, altrimenti si ricomincia da capo. Ed ecco tre brevi cantilene con le quali si accompagna il caracollare dei bambini tenuti a cavalcioni sulle ginocchia: O tastù i fat la tila Ai bambini che vengono tosati con la macchina a zero si recita in tono ironico: Cràpa pelàda l à fàt i turtèi Una filastrocca che serve anche come giuoco per le ragazze quando fanno il girotondo è la seguente: O Giuanin campagna Segue il ritornello: Bala Ghitin, Ghitin, Ghitèla Ed ecco una bella cantilena oltrepadana con la quale le bambine accompagnano lo svolgersi del girotondo: Dondilón brasilón A questo punto il girotondo si scompone, giusto come una manciata di paglia gettata al vento: na büsca dapartüt Questa cantilena ha, nel pavese, una variante: Dondilón brasilón Sempre per il girotondo si usano anche queste strofe, che sono però preferite per designare le parti e gli incarichi all'inizio di un qualsiasi giuoco: Ho pèrs la pecorèla, Lo gi lo gi lo già E dopo aver continuato per un po' sul medesimo tono, arriva alla conclusione: Vèra la porta, ècu l'è morta Una filastrocca... generica: Mé padar l fà l mulìta Giocando con la palla di gomma, che, lanciata contro il muro deve essere raccolta di rimbalzo senza che abbia a toccar terra, le ragazzine cantano, seguendo con i rispettivi versetti l'ordine dei lanci: Vüna a la lüna Per scegliere i compagni o le compagne di giuoco, qualora questo si debba fare a squadre, si addotta fra i maschi preferibilmente il sistema del pari o dispari con diritto, da parte del vincente di precedenza nella scelta; ma qualche volta, e per parte delle femmine sempre, si usano delle filastrocche senza alcun senso all'infuori della cadenza ritmica, che danno come risultato la scelta delle persone sulle quali cade il segno all'ultima parola. Le più comuni sono le seguenti: Ènchete, pénchete puediné e così progredendo fino al ventitré, segnando con la mano l'un dopo l'altro tutti i compagni o le compagne disposti in circolo. Queste filastrocche sono indifferentemente usate dai bambini o dalle bambine mentre di solito, le femmine soltanto, usano la seguente: Riva rivèta la gran bachèta Quando i componenti del giuoco sono pochi si usa più semplicemente: Scatulìn pendin pendòr Una filastrocca in carattere è anche: Siurin siurèta V'è poi un ritornello per canzonare i compagni che avessero avuto occasione di arrabbiarsi; non serve certamente a calmarli, anzi il più delle volte la evidente presa in giro li esaspera ancor di più, il che è proprio quello che cercano le piccole birbe! La rabia, la stissa Altro giochetto è quello di camminare picchiando con la punta del bastone per terra allo scopo di far ritirare coloro che si trovano sul cammino: Mi vo sü pr al mè sinté Quando i bambini, d'inverno, hanno occasione di vedere quei caratteristici voli di corvi che, in pattuglia serrata, migrano da una campagna all'altra, li salutano con la cantilena: Crov, crov, scàpa da cà Andando a caccia di libellule (Siura siurèta) i bambini sporgono verso l'insetto un bastoncino con la speranza che esso vi si posi sopra, e intanto pronunciano l'invito ripetuto fino a quando non abbiano raggiunto lo scopo: Siurìn, siurèta Lasciamo a parte la moderna fioritura di canzonette portate di piazza in piazza dai vari musici ambulanti, i turututèla, le quali non hanno proprio nulla di locale. la vegna, la vegna, la vegna a la finestra Oh! che bei ucin che la gà la Gigia E il canto spensierato del Ciàpa cinque, ciapà cinque e spenda dieci forse in omaggio a un mal celato senso di avversione alla economia domestica; e quello malizioso e nostalgico del mè Bigiu: E l mè Bigiu, e l mè Bigiu l' è bèl moru e via di seguito. Nei momenti di allegria e di ebbrezza bacchica, sgorgano spontanee nel popolo le strofe semplici di: E le la và in cantina con la speranza forse che qualche anima generosa accolga l'invito e rinnovi sul tavolo la provvista. |