'l Casč
La diffusione dell'industria casearia ha segnato la scomparsa di un'interessante figura di artigiano
: il casaro (l Casč), artigiano o operaio specializzato nella lavorazione del latte prodotto in gran quantitą dalle
mucche allevate nelle numerose stalle presenti nel nostro territorio. Il mestiere del casaro non era nč facile, nč
leggero: si apprendeva con gli anni, facendo il garzone di chi era gią esperto nell'arte di fare i fonnaggi, che, se
ben appresa, consentiva a chi la conosceva di essere apprezzato, stimato e di percepire una paga superiore a quella
della maggior parle della gente che viveva nelle fattorie.
Dice bene qual era la considerazione sociale di cui godeva
il casaro l'antico detto popolare:
Se la ricņta la fuss savón, l casč all sarisa pu sč sciur dall padron
Se la ricotta fosse sapone, il casaro sarebbe pił ricco del padrone
quasi per dire che in qualche misura il casaro poteva confrontarsi con il padrone rispetto al suo reddito.
Il casaro poteva essere assunto come dipendente direttamente dall'agricoltore che lo pagava e gli forniva anche i locali
dell'abitaione accanto al casņn o poteva stipulare con l'agricoltore un contratto con il quale egli si assicurava
ad un prezzo concordato il latte e gestiva per conto proprio tutta l'attivitą; in quesl'ultimo caso l'artigiano era perņ
pił comunemente chiamato latč invece di casč.
Le ore di lavoro non erano fisse perche la quantitą di latte da lavorare variava soprattutto secondo le stagioni. Il
periodo pił inteno era la primavera, la media della giornata lavorativa era comunque di 10-12 ore. Iniziava molto
presto verso le ore 4.30 quando giungeva dalla stalla il latte appena munto e finiva verso le 16.30 dopo l'arrivo del
latte della seconda mungitura giornaliera.
Il casč aveva un lavoro piuttosto vario in quanto non si occupava solo del latte, ma allevava i maiali
(in media 50 capi) a cui dava da mangiare tre volte al giorno utilizzando il siero della lavorazione del latte. La
lavorazione del latte avveniva sempre al mattino e richiedeva circa 3 ore (per lavorare in media 3 hl di latte), ma
subito dopo il "casaro" era tenuto occupato dalle operazioni di pulizia che dovevano essere molto accurate, per ragioni
igieniche. Ogni giorno produceva burro e principalmente formaggio a pasta dura tipo grana; il burro e il formaggio primo
sale erano venduti settimanalmente, mentre le forme di formaggio (da 1 a 3 al giorno) erano immagazzinate e vendute ad
un commerciante 3 o 4 volte all'anno. In genere la ricotta non era commercializzata ed arricchiva il pasto dei maiali.
Il casč, ai mungitori della fattoria, perche fossero scrupolosi nel loro lavoro, regalava il "Mnis",
una bevanda densa, saporita che si otteneva dopo la lavorazione del formaggio; era molto gustoso, adatto per insaporire
il pane giallo, fatto con farina di mais e di frumento mescolate.
I comuni salariati della fattoria non potevano, a causa della loro povertą, comperare il burro e il formaggio prodotto
nel posto e raramente ne ricevevano in omaggio. Il "casaro" controllava anche la delicata fase della stagionatura
dei formaggi che dovevano periodicamente essere esaminati, ripuliti dalle eventuali muffe, soprattutto in estate, con
olio di ravizzone, quando era necessario.
Il magazzino doveva essere difeso anche da ospiti indesiderati: i topi. Non si usavano veleni, ma trappole e talvolta
i ricci. La pulizia e l'attenta solveglianza del "casč" erano comunque un buon deterrente nei confronti dei topi.