... canti popolari Cava Manara |
Diversi anni or sono, circa mezzo secolo, una gaia comitiva si presentņ ad un veglione al popolare Teatro Guidi ora ridotto a stazione di servizio per le automobili, nel caratteristico costume dei lavandai del Ticino, ed alle danze alternņ il canto di una canzonetta, «La lavanderina», che ebbe immediato e duraturo successo. Eccone alcune originali battute: Mi sum la lavandéra Autore di questa canzonetta fu il compianto poeta dialettale prof. Rocco Cantoni. Paula, Paula, porta la pinta in taula Nei popolari balli pubblici č facile sentir cantare: E intant che la balava Non occorre grande spirito psicologico per capire che lo spunto di questa canzone viene dato dall'orchestra;
e gią che siamo in tema di suonatori, vogliamo ricordare anche il fatterello seguente di cui si garantisce l'autenticitą. Da chi l'č cal fagņt chi? e lo mostra. Un viaggiatore lo riconosce per suo, lo ritira e se ne va. E chi pui chi d' chi čn? Una donnetta ritira e ringrazia. Rigił, l'č la vostra c' la cavagna chi? Quando ormai tutto č scaricato, si sente il vetturale che, dopo aver tagliato qualche spago ed aver sfatto pił di un nodo, domanda a voce alta: E cal sach chi ad tąpal, da chi l'č? Nessuno risponde perchč nessuno aveva collocati sciąveri sull'imperiale. I capģ? ripete pił forte l'auriga, da chi l'č cal sach chi d tąpal ed alzandolo con le mani lo mostra ai pochi viaggiatori rimasti. Misericordia! Il sacco era la custodia del contrabbasso e i tąpal i resti dello strumento che per aver urtato contro le travature del Ponte Coperto a quel tempo molto basse, era andato a pezzi! Un canto ingenuo, quasi amoroso richiamo č: Ve chi Ninčta suta l umbrelģn E i coscritti? La canzone di prammatica, cantata sull'aria di una marcia militare mentre percorrevano la cittą e al ritorno in paese era questa: Sum passą da la Strą Növa Altra canzone dei coscritti era quella che si riferiva al numero estratto a sorte in occasione della leva militare, numero che determinava la ferma sotto le armi: Guarda morosa, guarda sul cappello Una canzone che vola col pensiero oltre l'Atlantico, evidente esortazione alle belle campagnole affinchč lascino per un po' il lavoro e si concedano un momento di buon tempo col damo: Ciąpa la ruca e l füs e mandi in Califorgna La musa popolare, poi, non č mai stata insensibile agli avvenimenti politici, Ne abbiamo la prova in due preziosi opuscoli conservati nella Biblioteca dell'Universitą di Pavia. Uno di questi ci presenta la composizione,
di autore sconosciuto, stampata a Venezia da Giovan Antonio Valvassori detto Guadagnino, subito dopo la battaglia di Pavia, col titolo «L'assedio di Pavia con la rotta et presa del Re Cristianissimo MCCCCCXXV» nella quale lo
storico fatto darme č minutamente descritto; un altro stampato a Pavia nella tipografia di Carlo Porro al Palazzo, senza data ma certamente all'epoca (1655) che descrive la «Partenza dei francesi dalla cittą di Pavia, Historia
bellissima dove s'intende quanto č successo nella Cittą durante l'assedio fatto dagli Eserciti (sic) Francese e Modenese». Una nota avverte che questa «bellissima historia» č stata «data in luce da un soldato nell'Assedio» e
che va cantata «sopra l'aria di Monsł Cattellano». Hanno il sigaro fra i denti L'avv. Giacomo Franchi nella sua «Pavia che fu» (G. Franchi, «Pavia che fu» Pavia, Tip S.U.P.E.R. 1938),
ricorda il fiorire, durante gli episodi del 1848, di poesie e canzonette esuberanti di entusiasmo patriottico anche se
non del tutto ortodosse in fatto di prosodia e di grammatica, e fra queste «il sonetto dedicato ai 500 volontari pavesi
che vanno bersagliere al campo». In questa composizione, annota il Franchi, invece delle rime alterne, ogni quartina e
ogni terzina ha una propria unica rima, e, pił curiosa ancora č la nota esplicativa che riportiamo fedelmente: «Per libertą
di stampa non si attiene alla pedanteria delle regole d'alternar la rima». Guarda Giulay ca vegn la primavera .... e che finiva: |